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Al di là del talento, delle conoscenze tecniche, degli studi e dei corsi seguiti, una dote che non dovrebbe mai mancare a un professionista del campo dei video-socialè essere un normalissimo utente medio*.

*postilla: non mi riferisco in alcun modo ai vari “buongiornissimo-kaffè”, “comblotto” e compagnia bella, ma a quella classe di utenza che usa i social come un tempo si faceva zapping in televisione, con un occhio in allerta pronto a soffermarsi qualora trovasse qualcosa di suo gusto.

Per esempio, un mio grande vantaggio è che mi annoio molto facilmente.

Se, nel mio quotidiano scroll up, un video che mi si palesa davanti non mi conquista nel giro di 7 secondi, passo oltre.
Sono la persona semplice che vede la foto di un cucciolo e mette like, che ascolta la storia di un nonno eroe e gli scende la lacrimuccia. Sono quello che condivide i meme tanto stupidi quanto geniali. I post lunghi… be’, a volte faccio uno sforzo, ma non è che li digerisca un granché…

Proprio grazie a questi miei gusti estremamente pop, so che il mio prodotto funzionerà in larga scala nella misura in cui questo mi emozionerà personalmente. Non ho le pretese di fare l’inquadratura del secolo, di fare lavori mai visti prima, di rivoluzionare il mondo della comunicazione video. Cerco costantemente ispirazione da quello che vedo su Facebook, Vimeo, Twitter, e pretendo di capire come e perché un video mi abbia fatto dire «wow» o abbia sconfitto il mio deficit di attenzione per quei pochi minuti.

Analizzo la musica, i tagli, la messa a fuoco, il parlato. Ma la cosa che più mi stupisce, è che la maggior parte delle volte sono tecniche tranquillamente riproducibili con soltanto un po’ di attenzione e un occhio lungimirante durante le riprese. I super tecnicismi servono, ma risultano fini a sé stessi, se di base non c’è una struttura semplice e diretta.

Siamo nell’epoca dell’istantaneità, e – nolenti o volenti – questo non ha fatto altro che dare credito e assecondare la nostra pigrizia. E visto che anche io faccio parte di questo cambiamento, lascio che sia proprio la noia a guidarmi, pronta ad intervenire tutte le volte che i video (o i documentari) che sto montando comincino a risultare poco interessanti, o a trasmettere messaggi superflui e ridondanti.

Per approfondire i contenuti, ci saranno sempre i siti web, gli incontri, le mail, e tutto il resto. Il mio compito è solo quello di sfruttare quei primi secondi al meglio e mantenere viva, per il tempo necessario, la cosa più rara che si possa catturare su un social network: la nostra attenzione.