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La forza di narrativa e copywriting. Per fare ordine tra ricordi, esigenze, e idee.

A guardarlo lavorare – con le mani grosse, su componenti tanto piccoli – veniva da chiedersi come fosse possibile che Barigozzi riuscisse a non romperli, o anche solo a non perderli. Eppure, quando si sedeva sulla seggiola scura del suo laboratorio di orologiaio – di fronte al tavolo invaso da viti e ingranaggi, molle e quadranti – era come se le sue mani seguissero un ritmo che soltanto lui poteva sentire: qualcosa ch’era a metà tra una complessa melodia, fatta di gesti e movimenti, ed il costante, imperturbabile, precisissimo ticchettio dei secondi che risuonavano all’unisono, nelle casse degli orologi che costruiva, o che riparava, per i suoi clienti. 

E, a proposito di clienti, ogni giorno erano tanti quelli che, entrando nella bottega, facevano tintinnare la campanella dell’ingresso, attirando l’attenzione di Barigozzi che, quasi sempre impegnato in laboratorio, rispondeva ad ogni trillo con un: «Arrivo, arrivo…». Scendeva un po’ a fatica dalla seggiola, si aggiustava la camicia ed il maglione, sul ventre rotondo, sfilava gli occhiali dalla punta del naso, appendendoseli al collo, e solo allora compariva in negozio, da dietro al bancone. 

Ogni volta lo attendeva un problema diverso. A volte era un ragazzo che aveva rigato il quadrante del suo cronografo. Altre volte, invece, c’era una ragazza che doveva sostituire le batterie di un elegante orologio. Altre volte ancora, erano nonni ai quali s’era fermato l’orologio da taschino, o nonne che volevano sistemare un prezioso ed antico orologio, per farne dono alla nipotina. 

Ogni volta, lui cercava di spiegare ciò che avrebbe fatto: con parole timide, e un po’ confuse. A volte frettolosamente, altre volte perdendosi in tanti, troppi dettagli. Perché Barigozzi desiderava tanto che le persone, oltre ad andarsene con un orologio funzionante, avessero portato con loro un pizzico di quella decennale esperienza che riusciva ad infilare nello spazio esiguo di ogni cassa d’orologio… 

Una volta, poi, capitò che nella bottega entrasse uno scrittore: 
«Buongiorno… c’è nessuno?»
«Arrivo, arrivo… Buongiorno, mi dica…»
«Credo che ci sia qualcosa che non va, vede?», lo scrittore porse un orologio nel quale la lancetta dei secondi continuava a rimbalzare avanti e indietro, come se il flusso del tempo si fosse fermato, in quello spicchio di quadrante. 
«Forse c’è che un ingranaggio… quando che il meccanismo della molla… eh… perché ogni tanto lo fa… questo che modello è? Del 1959! Ah, che poi magari è anche il quarzo, o la rotella che non tocca il sistema… magari, spostando… altrimenti lo devo aprire e vedere dentro! – Barigozzi alzò gli occhi piccoli, dall’orologio allo scrittore che, manco a dirlo, lo fissava con sguardo confuso. – Qualcosa non va?». 
«Eh? No, no… è solo che… può spiegarmelo di nuovo?», domandò lo scrittore, cacciando dal taschino della giacca una penna ed un bloc-notes consumato, pronto per prendere nota. 

Barigozzi, nuovamente, spiegò. E, nuovamente, lo scrittore gli chiese di spiegarsi meglio. E nuovamente, Barigozzi spiegò. Andarono avanti per un po’, ed ogni volta che Barigozzi spiegava, lo scrittore prendeva nota, velocemente, con calligrafia intricata. Ad un certo momento, finalmente: 

«Adesso ci siamo!», esultò lo scrittore.
«Ci siamo, dove?», domandò Barigozzi.
«Ecco, guardi… – Lo scrittore mostrò il bloc-notes. – Non riuscivo a capirla, perché lei aveva troppo da dire, e lo diceva tutto in una volta. Ma, facendo ordine, tutto funziona… Vede? Le frasi, i pensieri, le idee, a volte si devono allineare e collegare e connettere… ». 
«Come gli ingranaggi di un orologio?», domandò Barigozzi. 
«Esattamente, sorrise lo scrittore…». 

Quel giorno, uno scrittore tornò a casa con il proprio orologio funzionante e la riparazione offerta dal signor Barigozzi che, avendo scoperto come comunicare in modo più ordinato ed efficace il proprio mestiere, riuscì a lavorare sempre meglio. Con un sempre maggior numero di clienti, non più soltanto bisognosi di riparare i propri orologi, ma anche desiderosi di conoscere le storie, i segreti e i misteri del mondo dell’orologeria. 

Un mestiere che Barigozzi aveva imparato a descrivere tanto bene, mettendo in fila tutti gli ingranaggi, le molle e i meccanismi dei propri racconti. 

Federico Di Leva

Autore Federico Di Leva

Forse non mi conoscete, anche se sono Sovrano di Retorica. Sono il Signore del Regno dell’Anacoluto e Principe di Consecutio. Sono Colui che ha navigato al di là della Galassia della Metafora, oltre la Nebulosa dell'Analogia, fino a scorgere il bagliore del remoto Sole di Adynaton. Ho lottato contro eserciti di parole, armato solo della mia penna, per fare in modo che mi obbedissero tutti: Sostantivi ed Aggettivi, il popolo dei Verbi e quello dei loro cugini, gli Avverbi. Ho assistito al crollo della Città di Interpunzione, alla scomparsa delle virgole, alla morte dei punti e virgola. Ho visto calare, sul linguaggio, il velo di tre puntini di sospensione. E sono sopravvissuto. Sono Federico. E tutto quello che dovete sapere, su di me, è che sono uno scrittore.

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